Il rebranding è un’attività che si attua quando, per diversi motivi, si decide di cambiare , modificare o sostituire il processo di branding. Lo scopo, principalmente, è quello di dare una ventata di novità al mercato, poiché questo può cambiare nel tempo ed è quindi necessario adeguarsi ai nuovi gusti o esigenze dei consumatori.Non solo, il rebranding viene spesso effettuato quando si vuole migliorare la percezione del brand, per esempio nei casi in cui questo sia associato ad eventi negativi, come un prodotto ritirato dal mercato e si vuole dunque scollegare il passato da quello che sarà il futuro del brand stesso e dei suoi prodotti.
Prima di parlare di cos’è il rebranding facciamo un passo indietro e spieghiamo cos’è innanzitutto il branding. Per branding intendiamo tutte quelle azioni che portano l’azienda, attraverso la creazione di strategie di marketing, a posizionarsi o differenziarsi rispetto alla concorrenza.
Queste azioni si traducono nella pratica nell‘ideare un marchio, una simbologia o un packaging diverso, subito distinguibile dagli altri. Questo modo di operare per rendere unico un prodotto o un’azienda non si applica solo ai grandi colossi come McDonald’s o Apple, ma anche al piccolo commercio al dettaglio o addirittura alle persone che fanno della loro immagine il prodotto da vendere.
Questo processo deve portare il consumatore a percepire i valori, la mission, l’identità e l’anima dell’azienda anche semplicemente guardando il logo.
Che cos’è il rebranding aziendale?
Abbiamo capito cos’è il branding e i suoi obiettivi, adesso impareremo a capire cos’è il rebranding aziendale e il suo scopo.
Il rebranding è quel procedimento che porta a cambiare, modificare o sostituire il processo di branding. Lo scopo è dare una ventata di novità al mercato. Il rebranding non è assolutamente da considerarsi un fallimento dell’ideazione del brand originale. Il mercato è mutevole e dinamico, i gusti della gente non rimangono mai uguali.
Il rebranding viene svolto soprattutto dalle grandi compagnie, le quali fanno analisi di mercato quotidianamente e se effettuano un cambio d’immagine vuol dire che hanno percepito un cambio di trend o stili di vita. Per rebranding si può intendere anche la ristrutturazione di un negozio. Pensa al rebranding come al cambio di pelle o di guscio che si verifica in natura: il rivestimento esterno diventa rigido e troppo pesante per poter permettere all’animale di crescere o muoversi più velocemente. Ci liberiamo del passato per viaggiare più leggeri nel futuro.
Che cos’è il rebranding aziendale?
Parlando di rebranding ci siamo focalizzati sugli aspetti esteriori, quelli che catturano l’occhio. Però ci sono altri tipi di rebranding che modificano l’azienda dal suo interno, toccando la struttura fisica e i suoi processi produttivi. Quando un’azienda vuole raggiungere nuovi mercati che non hanno nulla a che fare con il proprio core business, producendo nuovi prodotti, stiamo osservando un fenomeno chiamato rebranding aziendale.
3 modi per aumentare l’audience
Ci sono alcuni modi per ribrandizzare la propria azienda e per comunicare ai clienti che l’azienda ascolta quali sono le loro esigenze o gusti e che non si sta sedendo sugli allori.
Rebranding totale
Un’azienda può decidere di cambiare tutto ciò che la caratterizzava sul mercato rispetto ai competitors: loghi, simboli, divise, marketing ecc. Si parla di rebranding totale in questi casi. Ne vediamo molti di questi esempi tra le compagnie petrolifere. Intuendo lo sviluppo che il mercato green delle fonti di energiarinnovabili stava avendo, un’azienda come la Total ha cambiato il proprio nome in TotalEnergies e modificato il logo colorandolo di sette colori che dovrebbero rappresentare sette fonti di energie: petrolio, vento, biomassa, idrogeno, elettricità, energia solare e gas naturale. Così facendo il colosso francese ha urlato al mondo il proprio cambio di valori, di mission e di business, posizionandosi in maniera prepotente nel mercato delle risorse di energia rinnovabili.
Rebranding parziale
Nel caso invece di piccole modifiche come cambio di colori o forme del logo, sostituzione dello slogan o del tipo di packaging, parliamo di rebranding parziale.
Questa operazione di marketing serve a dare una rinfrescata al brand senza allontanarsi dall’attuale clientela e senza far percepire cambi radicali della visione e dei valori, cercando comunque d’intercettare nuovi buyers.
Qua abbiamo diversi esempi negli ultimi anni: Apple, per esempio, cambia solamente il colore della mela, passando dall’arcobaleno degli anni settanta al grigio di oggi, lasciando però le forme del frutto pressoché uguali. Nel mondo del calcio stanno avvenendo sempre più partial branding, basti guardare al logo della Juventus, la quale ha lasciato solo una semplice J, cercando di attrarre l’attenzione dei millennials e delle donne secondo le parole del suo presidente.
Un altro esempio di rebranding davvero parziale è quello di Mastercard. Il colosso di servizi finanziari ha ormai una posizione di leader indiscusso nel settore e questa forza maturata negli anni ha portato l’azienda a togliere il nome “Mastercard” dalle carte, lasciando solo i due pallini rosso e giallo.
Rebranding reattivo
Questo specifico cambio di vision e values avviene per lo più al verificarsi di determinati eventi (acquisizione aziendale, danneggiamento dell’immagine aziendale a seguito di scandali, cambio della domanda).
Alcuni esempi li possiamo trovare in Alitalia, ora ItaArways. Cambio di nome, ma colori uguali, con la A con il trattino rosso che è rimasta più o meno simile, per comunicare un cambio di società che non rinnega il passato glorioso. Un ulteriore cambio di logo dovuto alle modifiche della domanda è quello di Facebook, ora Meta. Il colosso social ha capito che l’utenza si stava stancando dell’esperienza Facebook e ha investito in un mondo nuovo. Letteralmente un mondo nuovo.
L’azienda di Zuckerberg ha creato infatti un mondo virtuale dove l’utente non ha più solo una chat e un’immagine di profilo, ma un avatar con il quale può spostarsi, visitare posti e conoscere gente da ogni parte del mondo. Molti stanno investendo risorse e tempo in questo secondo pianeta: Snoop Dog, ad esempio, organizza delle feste nella sua villa virtuale alla quale tutti possono partecipare previo pagamento, con la possibilità d’incontrare gli avatar delle celebrities di Hollywood.
Rebranding e Link Building
La link building è un processo che mira a costruire collegamenti da altri siti verso il tuo. Questi collegamenti non sono solo una questione di quantità, ma anche di qualità. Più qualitativi saranno i collegamenti verso il tuo sito, più autorità avrà il tuo brand agli occhi dei motori di ricerca.
Perché la link building aiuta a migliorare l’autorità di un brand? I motori di ricerca danno maggiore autorità a quei siti che sembrano essere più popolari e più autorevoli. Di base, è un modo per migliorare l’autorità di un brand, in quanto ti permette di ottenere collegamenti da fonti altamente autorevoli e guadagnare più velocemente posizioni sulla pagina dei risultati di motori di ricerca, aumentando di conseguenza la visibilità del sito web.
Quando si tratta di rebranding, la link building è fondamentale. Questo processo di miglioramento aziendale può aumentare l’autorità del tuo marchio e migliorare il posizionamento sui motori di ricerca. La link building coinvolge la costruzione e l’acquisizione di collegamenti da altri siti web verso il tuo. Questi collegamenti sono chiamati backlinks. Più backlinks di qualità hai, più autorità avrai. Inoltre, i motori di ricerca usano il numero e la qualità dei backlinks per valutare il posizionamento del tuo sito web. Quindi, se stai lanciando un nuovo marchio o se vuoi promuovere il rebranding della tua azienda, la costruzione e l’acquisizione di backlinks è essenziale.
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