Frequenza di rimbalzo (bounce rate), che cosa è e come ridurla

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Perché è così importante consocere la frequenza di rimbalzo? Cosa indica questo valore? Ebbene, serve per capire quanti utenti “abbandonano” il nostro sito dopo esservi atterrati. Le motivazioni possono essere diverse e riuscire a comprenderle può aiutarci molto a migliorare eventuali problematiche.

Frequenza di rimbalzo (bounce rate)

Va da sé che più un utente resta sul sito, o su una pagina, più i contenuti rispondono a un suo bisogno o interesse. Cerchiamo allora di capire come si misura questo parametro e come sfruttarlo a nostro vantaggio.

Quando un utente visita un sito vi permane per un determinato tempo. Sapere quanto i visitatori restano su un sito è un’informazione preziosa. In particolare, possiamo sapere quale sia la percentuale di utenti che visitano una sola pagina e poi abbandonano. Tale informazione viene identificata con il nome di frequenza di rimbalzo, bounce rate in inglese, che designa, appunto, la percentuale di utenti che, una volta atterrati su un sito, lo hanno abbandonato subito.

Che cosa è la frequenza di rimbalzo e come conoscerla

Per spiegare in modo chiaro e univoco questo valore che, ripetiamo, può darci preziose informazioni sull’efficacia del nostro sito, facciamo un esempio semplice. Ipotizziamo di avere un sito della nostra attività che rilevi 50 visitatori al giorno. Se di questi 30 abbandonano subito il sito, la frequenza di rimbalzo sarà del 60%; se lo abbandonano in 25, la frequenza di rimbalzo sarà del 50% e così via.

Cosa sta a significare tutto questo? In linea teorica che un sito con una bassa frequenza di rimbalzo ha un buon indice di partecipazione degli utenti, che quindi è ben progettato, in poche parole, che è funzionale. L’utente arriva sul portale, trova i suoi contenuti interessanti e viene coinvolto, permanendo sul sito e navigando su diverse pagine.

Se la frequenza di rimbalzo è elevata, di contro, significa che l’utente ha visitato una sola pagina e poi ha lasciato il sito. Le motivazioni possono essere diverse, per cui non ci si deve allarmare subito, ma in presenza di un bounce rate alto, è bene fare le opportune verifiche.

In questo modo potremmo sapere se siamo davanti a un problema reale o se, invece, l’elevata percentuale di rimbalzo non sia imputabile alle caratteristiche del sito, come per esempio nel caso in cui l’utente trovi subito quello che cerca e, avendo soddisfatto il suo bisogno lasci il portale.

In ogni caso, per prima cosa si deve partire dal conoscere la frequenza di rimbalzo del proprio sito. Per farlo, basta installare nelle pagine del portale un sistema di analisi, uno dei più utilizzati è Google Analytics, facile da usare anche se non si è un SEO specialist.

Il valore ottimale della frequenza di rimbalzo

In realtà non esiste un valore ottimale del tasso di rimbalzo perché questo dipende da molti fattori. Possiamo dire che sia un dato abbastanza soggettivo, è un po’ come un sintomo, ma che da solo non basta per fare una diagnosi completa dello stato di salute di un paziente. Di media, il valore dovrebbe attestarsi dal 30% in giù, in caso contrario è sempre bene fare le dovute verifiche prima di decretare la bassa qualità di un sito.

Frequenza di rimbalzo alta: le cause

Abbiamo detto che le cause di una frequenza di rimbalzo elevata possono essere molteplici, alcune sono fisiologiche, altre denotano un effettivo problema o più problemi.

Le cause fisiologiche

Le cause fisiologiche sono diverse, ne elenchiamo alcune tra le più comuni:

  • Sito monopagina: in questo caso la frequenza di rimbalzo non è un valore che attesta l’effettiva qualità di un sito, si tratta di una condizione molto comune per le landing page o i siti formati da una sola pagina.
  • Ricerca specifica: l’utente sta cercando un qualcosa di specifico e quindi scorre rapidamente i risultati del motore di ricerca e, altrettanto rapidamente, abbandona il sito, sia che abbia trovato l’informazione che cercava, quindi abbia soddisfatto il suo bisogno, sia che non lo abbia trovato e di conseguenza lo cerchi altrove. Questa situazione è decisamente frequente nei siti tecnici.
  • Sito sviluppato con tecnologia Ajax: in questo caso l’utente può avere accesso a numerose informazioni senza doversi, almeno in modo teorico, spostare dalla landing page, pagina di atterraggio).
  • L’utente ha trovato quello che cercava: accade sovente quando l’oggetto della ricerca è un numero di telefono o l’indirizzo di un’attività come, per esempio, hotel, ristoranti, bar e così via.

In tutti questi casi non si può utilizzare il valore della frequenza di rimbalzo come indice di bassa qualità del sito.

Cause dovute a reali problemi del sito

Di contro, ci sono delle cause di un elevato bounce rate che sono imputabili a delle reali problematiche:

  • Contenuti poco pertinenti: è ovvio che l’utente non trova ciò che sperava e abbandona il portale.
  • Contenuti di bassa qualità: i contenuti sono pertinenti, ma scritti male o poco fruibili e non offrono alcun valore all’utente.
  • Errori di codice: possono rendere il sito poco fruibile, come per esempio i link rotti o script bloccanti che inducono l’utente ad abbandonare.
  • Struttura del sito poco fruibile: in questo caso non ci sono dei veri e propri errori a livello di codice, ma il sito risulta poco chiaro, magari per via della grafica e del font, o per via di un menù troppo articolato, o per la lentezza di caricamento delle pagine.
  • Troppa pubblicità: troppa pubblicità o con format eccessivamente invasivi, come nel caso in cui rendano difficoltosa la lettura dei contenuti.
  • Made for ads: si tratta di portali costituiti in prevalenza da pubblicità e il cui scopo è quello di ottenere click per gli sponsor.

In questi casi si può parlare di bassa qualità del sito e occorre lavorare per abbassare il tasso di abbandono.

Come migliorare la frequenza di rimbalzo

Veniamo quindi all’argomento fondamentale: come migliorare la frequenza di rimbalzo intervenendo ad hoc su ogni specifico problema. Vediamo i passaggi:

  • Identificare il problema: per porvi rimedio dobbiamo prima sapere quale sia la natura dell’elevata frequenza di rimbalzo del nostro sito. Dobbiamo quindi controllare la velocità di caricamento e cosa fondamentale, che sia responsive, quindi che sia visualizzabile perfettamente anche da device mobili.
  • Qualità dei contenuti: in questo caso dobbiamo verificare quali siano le pagine col maggior tasso d’abbandono e lavorare in primis su quelle, questo lavoro si può fare tranquillamente con Google Analytics nella sezione “Comportamento” e mettendo in ordine i dati nella colonna percentuale d’uscita. Se il problema è la qualità dei contenuti, quindi, sarà sufficiente migliorare il copy.
  • Uso eccessivo di pubblicità: che siano banner o pop-up, se coprono i contenuti, aspettati un abbandono dell’utente che, per lo più, sarà un addio, non un arrivederci. Elimina quelli in eccesso o, per lo meno, fai in modo che siano meno invasivi.

Sono tutte operazioni diverse che possono essere più o meno onerose, ma se hai come obiettivo quello di lavorare anche su attività di link building, un elevato tasso di rimbalzo può vanificare tutto il lavoro fatto.

In base a quanto hai potuto apprendere da questo articolo, fai una verifica sul tuo sito e correggi eventuali criticità senza tralasciare anche il discorso della SEO on page, un fattore che non è direttamente responsabile dell’abbandono della pagina del sito, ma che se curata e ottimizzata, rende la pagina decisamente più fruibile.

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